Realizzare un software privo di errori è un processo lungo e dettagliato, che si compone di numerosi passaggi tra cui quello finale di verifica o test: questo è per le aziende produttrici il “momento della verità”, nel quale si vede con i propri occhi se il progetto funziona e, in caso negativo, dove è necessario intervenire affinché ciò accada: stiamo parlando del software testing!
Software Testing: cos’è!
Che si tratti di un’app, un sito web, un chatbot o qualsiasi altra tecnologia, il software testing è un passaggio indispensabile non solo per verificarne il funzionamento, ma anche per determinarne la qualità.
La fase di testing non può mai mancare prima del rilascio di qualsiasi software o dispositivo, ma essa cambia in funzione della tecnologia e degli obiettivi.
Esistono diverse tipologie di software testing, ma la prima grande distinzione è quella tra i test manuali e gli automatizzati: nel primo caso abbiamo specialisti in carne e ossa che interagiscono con il software per le apposite verifiche, mentre nel secondo caso abbiamo una macchina che esegue uno script ovviamente realizzato precedentemente da un programmatore.
I test automatizzati sono potenzialmente più accurati rispetto a quelli manuali, ma molto dipende ovviamente dalla qualità e completezza della stesura dello script.
La fase di testing nel dettaglio
C’è chi la inizia già a livello prototipale e chi solamente poco prima del rilascio: la fase di testing non ha regole e tempistiche precise, dipende dal software da testare e dalle esigenze proprie, ma è importante che a farla siano professionisti esperti ed esterni rispetto sia al team di lavoro che all’eventuale committente, così da non essere influenzati e non limitarsi a un unico ciclo di testing ma svilupparne diversi in serie.
A proposito di esigenze, esistono diversi tipologie di test, ognuna con specificità proprie:
- unit test, economici da automatizzare e rapidi da eseguire, consistono nel testare singole funzioni di classi, componenti e moduli del software;
- test di integrazione, più costosi dei precedenti, verificano che tutti i servizi utilizzati funzionino correttamente gli uni con gli altri;
- test funzionali, verificano l’output di un’azione senza controllare gli stati intermedi del sistema quando la esegue;
- test end-to-end, molto costosi e complicati da mantenere una volta automatizzati, replicano il comportamento di un utente in un ambiente applicativo completo;
- test di accettazione, operazioni formali che servono a verificare che il sistema soddisfi i requisiti aziendali preposti;
- test delle prestazioni, servono a misurare affidabilità, velocità, scalabilità e reattività del software, in base al carico di lavoro indicato;
- smoke test, controllano le funzionalità di base del sistema, solitamente sono la “prima prova” per poi decidere se investire su test più costosi o come rapido esame per verificare che tutto funzioni correttamente nell’ambiente subito dopo una distribuzione.
Ma quando fare un software testing?
Il software testing può essere effettuato nelle diverse fasi di sviluppo, lo abbiamo già detto, ma è importante sottolineare anche cosa implica il momento in cui si decide di effettuarlo.
Esso viene definito un “processo iterativo”, in quanto ogni eventuale errore che viene individuato e risolto può generarne di nuovi e così via, rischiando di complicare notevolmente lo sviluppo del software a seconda della fase di progettazione in cui ci s trova.
Per questo è fondamentale essere precisi sia da un punto di vista tecnico, verificando sempre le caratteristiche degli ambienti in cui si opera affinché non generino regressione, ma è molto importante essere puntuali anche mentalmente, avendo ben chiari gli obiettivi e le finalità dei test che si decide di effettuare.
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